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“Agricoltura e ambiente, ai tempi del coronavirus” Relazione di Donato Rossi al Rotary Club Trani il 23/4/2020

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Il meeting virtuali del Rotary Club Trani, svoltosi  la sera del 23 aprile, ha visto come protagonista il nostro caro amico socio Donato Rossi, Presidente Designato del Club per l'anno rotariano 2022/23.  Donato Rossi, oltre ad essere un noto imprenditore agricolo è Componente della Giunta Esecutiva Nazionale della Confagricoltura e  ha tenuto una relazione dal titolo “Agricoltura e ambiente ai tempi del coronavirus”. Gli lascio quindi la parola, riportando il testo del suo intervento (lievemente riassunto)

 Agricoltura e ambiente un legame mai interrotto

Il legame indissolubile tra agricoltura e ambiente è connaturato a questa particolare attività economica che è basata sull’ecosistema. Anzi l’ambiente in senso lato è un elemento costituente ai cicli biologici delle piante e degli animali; e la produzione agricola quindi ne è determinata in maniera fondamentale. E’ così che la sostenibilità economica delle imprese agricole è alla base della sostenibilità ambientale; senza la sopravvivenza delle imprese non avremo ambiente e paesaggio agrario come quello disegnato dalle centinaia di migliaia di agricoltori che coltivano il nostro Paese. L’agricoltura in termini di valore aggiunto non arriva al 2 per cento di incidenza complessiva sul PIL nazionale; ma il suo contributo è ben più elevato. Se consideriamo tutte le attività a monte e a valle sino al consumo alimentare si tratta di quasi 300 miliardi di euro, cioè quasi il 20 per cento di PIL nazionale. Ma c’è un dato più rilevante: le aziende agricole italiane occupano circa 17 milioni di ettari di superficie agricola totale su 30 milioni di ettari (300mila kmq) che costituiscono la superficie del Paese. Oltre la metà del territorio è quindi gestita da chi svolge l’attività agricola. Un impegno con l’ambiente e per l’ambiente che spesso viene sottaciuto per lasciare spazio invece ad interpretazioni ingenerose e che criticano in maniera generalizzata il rapporto tra agricoltura e ambiente. Le cose non stanno ovviamente così ed è anzi primo interesse dell’impresa agricola avere un ecosistema sostenibile.

 Agricoltura ambiente e politiche

La connessione tra agricoltura e ambiente è anche confermata dalle politiche che regolamentano il settore in primo luogo dalla politica agricola comune che ormai da oltre sessanta anni regolamenta il comparto sottolineando questo legame. Ecco alcuni esempi:

-          tutti gli incentivi comunitari sono soggetti alla “condizionalità” cioè non possono essere erogati se il beneficiario non rispetta un determinato set di buone pratiche compatibili con l’ambiente;

-          dall’ultima riforma una buona parte dei pagamenti diretti ad ettaro sono vincolati al rispetto del “greening”: il mantenimento dei prati-pascoli e la creazione di “aree ecologiche” pari al 5 per cento della superficie aziendale che sono superfici dedicate alla tutela dell’ambiente e della biodiversità e sulle quali è vietato qualsiasi utilizzo di prodotti chimici.

-          Gli incentivi dei fondi strutturali comunitari in agricoltura (il cosiddetto “sviluppo rurale”) in base alle regole comunitarie devono essere riservati per il 30 per cento a misure con finalità climatico-ambientali.

Un quadro decisamente positivo e virtuoso che non trova confronti con quello che è previsto per altri comparti

Covid-19 ed effetti su agricoltura e ambiente

L’emergenza Covid-19 non ha mutato certo questo raccordo tra impresa agricola ed ambiente. Anzi, lo ha rafforzato. E’ infatti indubbio che l’emergenza coronavirus abbia cambiato il mercato: sicuramente nell’immediato, ma non è escluso che lo cambi anche in prospettiva.

Facciamo alcuni esempi:

-          L’agricoltura e le filiere ad essa legate non sono state influenzate dalle disposizioni che hanno sospeso in via generale le attività produttive. E’ successo per alcuni specifici casi in maniera drammatica: gli agriturismi, la silvicoltura e le imprese della manutenzione del verde.

-          Si sono invece fermati alcuni mercati. Alcuni totalmente come per l’attività florovivaistica ad esempio, che di fatto è stata oggetto di un paradossale “lockdown indotto

-          E’ scomparsa infatti improvvisamente la domanda di HoReCa interna ed anche estera; pensiamo al vino esportato destinato a ristoranti, hotel, … l’export di vino nazionale assomma a oltre 6 miliardi di euro, quasi la metà del valore della produzione. Ma anche formaggi, salumi, olio, ortofrutta sono andati incontro a variazioni negative importanti della domanda, che è anche improvvisamente cambiata.

-          Notevole anche il “balzo” della crescita di commercio on line dei beni di largo consumo che Nielsen tra fine febbraio e primi di marzo (ed eravamo solo ad inizio crisi) ha calcolato in +81%.

-          Sono tuttora in grossa difficoltà le attività di trasporto e logistica.

-          In generale la domanda sarà anche influenzata negativamente dalle restrizioni alla movimentazione delle persone.

-          Accanto a questi fenomeni, il Covid-19 ci sta restituendo un mercato con alcuni messaggi nuovi e più forti che dobbiamo cogliere e sapere sfruttare.

Tutto questo ha relazione con l’ambiente, perché l’agricoltura è legata intimamente all’ecosistema come indicato in apertura. E quindi mortificare l’ospitalità rurale piuttosto che i nostri prodotti tipici significa anche perdere quella mutifunzionalità che l’agricoltura è in grado di garantire.

Le “lezioni” del Covid-19

La principale “lezione” del Covid-19 è forse che abbiamo imparato tutti – almeno un po’ di più – quanto sia strategica l’attività agricola e la filiera agroalimentare. Abbiamo anche compreso che quando scatta il “lockdown” quello che diamo per acquisito rischia di divenire indisponibile. Una situazione anche peggiore della crisi registrata nel 2009. Non si tratta di auspicare un ritorno all’era anti-globalizzazione, ma sicuramente si può incentivare in maniera strategica la produzione nazionale.

Sicuramente il Covid-19 ha indotto infatti una maggiore domanda di prodotto nazionale, che è sempre più apprezzato; anche per le sue caratteristiche intrinseche di salubrità e di qualità, anche se c’è stato chi ha chiesto certificazioni “virus free” prima di acquistare prodotti provenienti dall’Italia, vista solo come un Paese che aveva dei contagi. Siamo stati costretti a varare una legge che ha classificato questa come “pratica sleale”, visto che è scientificamente provato (come hanno ribadito EFSA e Minsalute) che il virus non si trasmette con gli alimenti né tra gli animali.

L’accusa agli allevamenti intensivi è sbagliata sul piano tecnico e scientifico come hanno spiegato i ricercatori del sito “carnisostenibili.it”[1]. In breve:

-          se l’eccesso di emissioni di PM10 può essere una delle cause di diffusione del Covid-19 questa è solo un’ipotesi tra le tante

-          Infine, non esiste nessuna evidenza scientifica che gli animali zootecnici possano rappresentare un pericolo per il contagio di Covid-19. In conclusione, l’enorme rilevanza strategica che ha il settore agricolo per noi e per l’ecosistema è un valore che la emergenza Covid-19 ha forse rafforzato.

Dobbiamo quindi approcciarci alla “fase 2” cercando di puntare maggiormente sulle filiere del settore primario, cogliendo le opportunità del mercato ed anche investendo in ricerca ed innovazione per superare gli ostacoli che sono emersi. Migliorare le produzioni, superare i nodi della logistica, valorizzare ancora di più il prodotto nazionale, promuovendo il prodotto e l’e-commerce, sono delle sfide che si vincono sicuramente anche con l’ausilio della tecnologia. Al di là della spesa domestica via PC, si sta parlando non a caso di svolgere i prossimi eventi fieristici in maniera telematica, è solo un esempio di come può cambiare l’approccio al business nel “post Covid-19”.

Dobbiamo affidare il rilancio di questa “agricoltura 4.0 post pandemia” alla convinzione comune che la strada che abbiamo davanti è irta di rischi ma anche di opportunità; e che la sfida della sostenibilità economica, ambientale e sociale che l’agricoltura italiana sta affrontando responsabilmente da tempo, è una sfida per tutti noi e per il nostro futuro.

 https://www.carnisostenibili.it/covid19-e-allevamenti-rispondiamo-a-tre-domande/

 Fin qui la relazione di Donato. Al termine, l'argomento attualissimo e la chiara ed incisiva esposizione di Donato, hanno suscitato numerose domande. Purtroppo, la tirannia dello spazio non ci consente di riportare domande e risposte, ma, in estrema sintesi, si può dire che chi ha posto le domande, intendeva focalizzarsi sulle possibilità di miglioramento e di allargamento dell'importanza dell'Agricoltura. Sempre molto sinteticamente, si può dire che Donato ha risposto che i problemi dell'Agricoltura sono sostanzialmente gli stessi problemi che ha tutta la nostra economia, in ogni settore: essenzialmente, l'incapacità di fare squadra, dovuta all'individualismo che contraddistingue, in genere, gli italiani e alla scarsa, a volte molto cattiva, comunicazione con i responsabili politici del Paese, che, a volte, sembrano perseguire obiettivi  determinati non si sa bene da quali intuizioni e non condivisibili da chi effettivamente opera nel settore. Due problemi ai quali non è semplice dare una soluzione, ma per i quali, almeno per quanto riguarda il fare squadra, lo stare uniti e lavorare per lo stesso obiettivo, il Rotary può fare molto. Questa, infatti, è la sostanza del Rotary, essendo questo atteggiamento connaturato all’etica rotariana.

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