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Conferenza al Rotary Club Trani su Papa Francesco del vaticanista Marco Politi

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20 maggio 2014

 

Nell’ormai tradizionale “location” del Museo Diocesano per le conferenze, si è svolta ancora una bella serata d’attualità e cultura promossa dal Rotary Club Trani, che ha invitato il noto vaticanista Marco Politi a parlare del suo recente libro “Francesco tra i lupi”.

La Presidente del Club, Elisabetta Papagni Barbera, dopo un breve saluto alle autorità presenti, ha subito presentato Marco Politi, tratteggiandone il CV che lo ha visto protagonista di lunghe esperienze a stretto contatto con ben cinque Papi, a partire dal 1971 e con ampie collaborazioni con CNN, BBC e altri network internazionali.

Marco PolitiPrendendo la parola, Politi ha subito centrato la sua attenzione sul sottotitolo del libro “Il segreto di una rivoluzione”. Infatti, Papa Francesco, fin dalla sua prima apparizione, fin dal suo primo saluto, quel “buonasera” che molto impressionò gli astanti, si mostrò subito diverso dai suoi predecessori, confermando nel seguito tale impressione con numerose azioni, quali l’abbraccio al tetraplegico, con cui ha mostrato di voler entrare nel dolore umano e l’apertura ai non credenti, con le lettere scambiate con Scalfari. E’ indubbio che siamo di fronte ad un grande processo di rinnovamento, paragonabile, per certi versi, al New Deal o alla Perestrojka. Come andrà a finire? E’ la domanda che si pongono in molti, ma è troppo presto per dare una risposta, siamo solo in grado d’individuare tendenze, considerando altri aspetti di Francesco. Ad esempio, la Messa a Santa Marta ogni mattina, molto mistica, con i momenti di silenzio e meditazione scanditi dal Papa stesso. Si tenga presente che il Papa, quando era ancora a Buenos Aires, non praticava abitualmente un contatto così caldo con le grandi masse e che tale contatto per lui è stato qualcosa di nuovo e lo ha “imparato” istintivamente con l’elezione. Per contro, si deve considerare che lui è il primo Papa che viene da una grande metropoli, dove ha fatto esperienza di un vasto panorama sociale: ha visto fabbriche clandestine, lavoro minorile, droga, prostituzione, razze e culture disparate. Questa esperienza conta molto anche nel rapporto con altre religioni: è ottimo amico del Rabbino capo di Buenos Aires e si può quindi ben dire che ha vissuto l’ecumenismo in prima persona. Conosce bene anche il movimento dei Pentecostali, che, in Sud America, sono protagonisti di largo proselitismo. Ha vissuto in prima persona l’esperienza delle bidonville, un’esperienza forte, fatta di violenza, emarginazione e lotta per sopravvivere, al limite della ferocia e lui ci andava da solo, a piedi e spostandosi con i mezzi pubblici! Questo tipo di “formazione” di Papa Francesco può forse spiegarci la sua semplicità: quando ci parla, parla in realtà delle sue esperienze.

Marco Politi è poi passato ad illustrare il suo punto di vista sull’elezione di questo Papa, partito come “non candidato” in un’elezione delicatissima, che seguiva il gesto inaudito di Papa Ratzinger, ritiratosi per fare una specie di “reset” della situazione, un gesto di coraggio senza precedenti. Si tenga, infatti, presente che il Papa oggi Emerito, nel leggere le sue dimissioni ha fatto esplicito riferimento non solo alla sua età, ma anche al “rapido mutare dei tempi”, sottolineando anche che il Capo della Chiesa è Gesù, non il Papa, che è solo un servitore.

Nel conclave, è stato evidente che i Cardinali cercavano una “internazionalizzazione” della figura papale, ma che venisse da un Paese non troppo potente: ciò quindi escludeva subito tutti i possibili candidati statunitensi. Ad un certo punto, da quello che è dato sapere, i voti si concentrarono su due Cardinali: uno brasiliano ( poi passato in secondo piano perché considerato troppo legato alla Curia) e Bergoglio, che risultò così eletto.

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