Il R. C. Trani a Barletta per la Mostra di Boldini e un Interclub. Primo febbraio 2020

IMG-20200201-WA0108.jpgIl Rotary Club Trani a Barletta per la Mostra di Boldini e un Interclub con il Rotary Club Ginosa-Laterza e  quello di Rutigliano-Terre dell’uva.

Sabato primo febbraio, un gruppo di Soci del nostro Club, sulla base della eccellente organizzazione fatta da Vittorio  Di Bitonto e Lucio De Benedictis, si è recato, alla mattina, a Barletta per visitare la Mostra di Boldini al Palazzo della Marra. Sapevamo che poi, nel pomeriggio, sarebbero arrivati circa 40 rotariani dei Club di Ginosa e Rutigliano Terre dell’olio per fare la stessa visita. Avevamo quindi organizzato un breve ma intenso Interclub. La giornata si è dimostrata una vera festa, una festa d’arte e d’amicizia. Infatti, il nostro gruppo, pur dopo qualche piccolo intoppo organizzativo (dovuto alla necessità di fare due gruppi separati perché il Museo non può accogliere gruppi più ampi di 25 persone) ha visitato prima la Basilica collegiata del Santo Sepolcro, che conserva uno stretto legame con la Terra Santa e il sepolcro di Gesù Cristo. Situata in una posizione strategica, tra due antiche ed importanti vie di comunicazione (la via Francigena adriatica da un lato e la via Traiana dall'altro), la chiesa è stata meta di transito per i pellegrini diretti in Terra Santa e per i crociati in viaggio, dal porto di Barletta, verso Gerusalemme. Alla chiesa fu addossato l'antico Ospedale dei pellegrini, che risale al XII secolo e all'interno è conservato il Tesoro della Basilica del Santo Sepolcro.

Guidati dalla nostra efficientissima guida, indicataci ovviamente da Vittorio, abbiamo poi visitato la Mostra di Boldini e i pochi quadri di De Nittis ancora nel palazzo della Marra, essendone la maggior parte in “trasferta” a Ferrara, in cambio dei quali, la Galleria d’arte moderna di Ferrara ha ceduto temporaneamente qui i suoi quadri di Boldini.

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Relazione di Mimmo Lasala al Club 28 gen 2020

IMG-20200128-WA0007.jpgUna relazione veramente sorprendente quella fatta dal nostro  caro amico Past-resident Mimmo Lasala, la sera del 28 gennaio 2020, dal titolo “Politiche pubbliche ed economiche, perché persino gli economisti possono sbagliare”. La risposta che Mimmo ci ha dato: perché la gente non fa quello che gli economisti si aspettano!! Infatti, è divenuta materia accademica – ancora non in Italia – l’ “economia comportamentale”, una branca meno conosciuta della economia, ma sicuramente più interessante e talvolta …. divertente, fondata sulla psicologia applicata all’economia. Essa studia  i comportamenti della gente di fronte alle politiche in genere, da quelle economiche a quelle aziendali, verificando la loro efficacia.

Ciò che spesso si riscontra è che gli schemi teorici e classici dell’economia,  si scontrano con la realtà: le persone non fanno ciò che gli economisti pensano esse debbano fare.

Lo studio e l’approfondimento della  materia è stato merito, negli Stati Uniti, dell’economista Richard Thaler, Premio Nobel Economia nel 2017. La ricerca di Thaler partì da uno studio sulle votazioni degli studenti negli Stati Uniti, dove, come probabilmente è noto, le votazioni agli studenti universitari sono date in lettere: A corrisponde al nostro 100, B circa 80 e così via . Thaler passò dal sistema americano a quello europeo, usando  i nostri voti in centesimi e gli studenti se la presero, non essendo contenti di questa nuova impostazione. Dopodiché, lui ebbe l'idea d’esprimere i voti non i centesimi ma in 137!! Con tale sistema appunto un votazione di 70 corrisponde a 92 e egli dovette constatare che gli studenti erano molto più contenti. Tali comportamenti, considerati anomali, evidenziano che normalmente non siamo di fronte all’“Homo economicus” come uomo coincidente con la teoria degli economisti, ma ad uno “Human”, uomo normale che ha emozioni, passioni e pertanto assume comportamenti del tutto anomali rispetto a quanto vuole la teoria economica.

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Tavola rotonda “Basta con l'usura” alla Biblioteca Comunale di Trani

IMG-20200121-WA0009.jpgUna tavola rotonda di alto valore etico e di nobile impegno morale quella svoltasi alla Biblioteca Comunale di Trani con il titolo “Basta con l'usura”. Dopo i saluti di rito alle autorità presenti, fatti dal Presidente del Rotary Club Trani, Achille Cusani e un breve indirizzo di saluto del Dottor Luigi Giacobbe, Direttore della filiale di Trani della Banca Popolare di Bari, che ha sponsorizzato l'evento, la moderatrice, l'Assistente del Governatore Carla D’Urso, ha introdotto l’evento. Alla presenza del nostro Governatore Sergio Sernia, la tavola rotonda è stata incentrata sulla presentazione del libro della Dott.ssa Michela Di Trani, intitolato “Il riscatto, fuori dal tunnel dell'usura”.  Carla ha accennato all'intreccio del libro che ha come protagonista il proprietario di una tabaccheria, chiamato con il nome di fantasia di Riccardo, che cade vittima dell'usura a seguito di una serie di sciagurate circostanze, quali un prestito troppo oneroso per lui e una truffa sul “Gratta e Vinci”. Dopo questo accenno, è stato chiesto un commento a Monsignor Alberto D'Urso, Presidente della Consulta Nazionale Antiusura. Come sua presentazione è stato fornito un breve riassunto del suo curriculum vitae, che si può sintetizzare dicendo che egli è impegnato nella lotta contro l'usura da ben 25 anni e ha promosso la costituzione di ben 32 fondazione antiusura in Italia, che operano con centinaia di centri d'ascolto. Di conseguenza ha ricevuto, in un quarto di secolo di attività, premi e riconoscimenti tali e tanti da rendere impossibile elencarli. Monsignore ha ricordato gli inizi del suo impegno contro l’usura con il gesuita Padre Rastrelli, che ci ha lasciato l'anno scorso.  Egli ha definito chi si occupa di usura “esperti in umanità”, in quanto, per soccorrere le vittime di questa piaga, vittime della malavita e dell'azzardo, bisogna facilitare il contatto della vittima con gli esperti, agendo sulla persona, perché è il nocciolo del problema. A ciò andrebbe aggiunta una diversa impostazione mentale che dica “No” alla cultura del profitto e dell’esibizione della ricchezza. Inoltre, non va dimenticato che purtroppo è lo Stato il primo biscazziere.  che incita al gioco. Carla ha poi domandato quanti volontari ci siano che si occupano del problema dell'usura e Monsignore ha risposto che sono circa 3000 in tutta Italia. Alla domanda chi sia esposto all'usura, oltre alle vittime del gioco d'azzardo. il Monsignore ha risposto che purtroppo viviamo in tempi di crisi, ci sono disoccupati, precari e persone che non riescono, come si dice, ad arrivare alla fine del mese: essi sono quindi sfruttati e si rivolgono a persone che credono amiche. per poi rendersi conto che un piccolo debito si moltiplica rapidamente. Esistono infatti usurai insospettabili, che possono essere definiti “colletti bianchi”. L'esempio viene fatto proprio nel libro, ove la vittima, Riccardo, viene coinvolto e travolto, arrivando addirittura a perdere di vista le dimensioni del debito, partito con €30000, poi è arrivato 100.000, con ancora altri 25000 da pagare!!  Come si vede, tutto ciò, purtroppo, risulta in una grave sottrazione di risorse all'economia. A questo punto è intervenuto il dottor Agostinacchio, in magistratura dal 1987 e dal 2015 giudice di legittimità presso la suprema Corte di Cassazione, dove presiede la seconda sezione penale, competente in materia di criminalità organizzata e di reati contro il patrimonio, impegnato anche nella formazione permanente dei magistrati. Il Dott. Agostinacchio ha fatto rilevare come il profitto, di per sé, sia lecito, al punto che prima del ’96, i tassi che venivano applicati dalle banche erano estremamente, alti, arrivando fino al 21%. La situazione cambiò poi con la legge 108 del 1996, che istituì dei tassi di soglia e fondi di solidarietà. Nel 2018 partirono gli incentivi di sostegno alla denuncia dell'usura, essendo assolutamente indispensabile che la parte offesa denunci e dia vita un processo, se si vuole combattere veramente l'usura.

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Serata Rotary del 17 gennaio2020. Relazione dell’Ing. Intini

IMG-20200118-WA0001.jpgInusuale. Ecco il primo aggettivo che mi viene in mente a proposito dell'intervento dell’Ing. Intini al nostro Club, nella serata di venerdì 17 gennaio, dal titolo “Impatti della nuova rivoluzione tecnologica sulla società”. Un argomento che l'Ing. Intini conosce di certo molto bene, essendosi laureato in Ingegneria meccanica nel 1988 e avendo lavorato in Osram fino al ‘96 e poi in Bosch, dove è passato dalla direzione di produzione alla direzione dello stabilimento di Brembate nel 2015 e da un anno alla direzione del sito produttivo di Ravensburg in Germania. L'Ing. Intini è anche coautore di due libri, uno sull’industria 4.0 dal titolo “La fabbrica connessa” e uno rivolto ai giovani dal titolo “ Ada, Alan e i misteri dell’Io T”.  Egli ha iniziato la sua relazione facendo un po' di storia, prima di tutto di se stesso, parlando di se e della sua famiglia, poi facendo presente come la rivoluzione tecnologica abbia visto nel tempo approcci molto diversi, anche errati,  come quello del Kaiser che non credeva l'automobile, ma puntava sui cavalli o come quello della Kodak che non credete nel digitale, condannandosi alla scomparsa. Più in generale, si può dire che il progresso ci ha reso più liberi, diminuendo la povertà e aumentando la ricchezza relativa, specialmente in occidente. Il progresso ha comportato il fatto che la produttività sia aumentata pur diminuendo drasticamente le ore di lavoro, che,  nell'ottocento, erano 60-70 settimanali mentre ora siamo a 40 con una tendenza a diminuire. Pertanto, il tempo libero aumenta anche perché l'automazione ormai arriva fino al 47% liberando l'uomo da tante incombenze. Contemporaneamente, si  creano nuovi tipi di lavoro e nuove attività che vanno a riempire gli spazi lasciati liberi. Ovviamente, tali nuovi spazi si aprono nel web e nel settore dei servizi: qui si può dire che nel terziario avanzato ci saranno di certo nuove prospettive, come afferma un rapporto sul lavoro negli Stati Uniti del 2016, due terzi degli studenti attuali tra cinque anni saranno impegnati in lavori che per ora non sono nemmeno stati inventati. Va detto che ciò comporta anche uno sbilanciamento della distribuzione della ricchezza: ad esempio, negli Stati Uniti l'un per cento della popolazione detiene il 20% della ricchezza. Chiediamoci ora se la rivoluzione tecnologica, con tutte le sue implicazioni, vada considerata in modo positivo o con preoccupazione. La risposta, come sempre, sta nei fatti: la rivoluzione tecnologica ha comportato un aumento straordinario della velocità di comunicazione e ha portato a nuovi modelli di business, rivoluzionando le forniture industriali e il modo di fare banca e in prospettiva, nuovi modelli di città iperconnesse (le cosiddette Smart Cities) e nuovi approcci alla sanità.

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